Da tempo la Turchia è al centro del dibattito relativo alle violazioni dei diritti umani. Infatti spesso è stata chiamata in causa per non aver rispettato i diritti umani dei suoi cittadini, o almeno di una minoranza di essi. Il tema dei diritti umani e della loro violazione da parte del governo turco è diventato di pubblico dominio con l’inizio della procedura di ingresso nell’Unione Europea, dopo il 1999. Da allora il problema non è stato risolto. Anzi la situazione sembra essere leggermente peggiorata a causa del tentato colpo di stato del luglio 2016. Lo stato di emergenza che ha lungamente caratterizzato il periodo post tentato golpe ha fatto da cornice e da giustificazione per una lunga serie di violazioni dei diritti umani.
I dissidenti sono stati trattati duramente e le loro idee e iniziative sono state represse in alcuni casi con una certa violenza. Lo stato di emergenza ha permesso una serie di limitazioni dei diritti umani e ha inoltre consentito al governo del presidente Erdogan di promulgare alcune norme legislative senza dover sottostare alla valutazione del parlamento. La situazione già nell’immediato dopo golpe era chiaramente preoccupante, alcuni parlamentari del Partito Democratico Popolare sono stati arrestati e detenuti per un lungo periodo. Ma questo è stato solo l’inizio di una lunga serie di violazioni dei diritti fondamentali. Oltre cinquantamila persone sono state arrestate o fermate perché accusate di appartenere all’organizzazione Feto, considerata dal governo di Ankara terroristica e responsabile del tentato golpe. Dal 2016 si è fatto largo uso dello strumento della detenzione preventiva arbitraria, e si sono registrate continue violazioni nelle procedure processuali, che non consentono agli accusati di difendersi in modo efficace. Del resto anche la magistratura è stata vittima sia dei licenziamenti subiti dai suoi membri, sia delle pressioni politiche che avevano lo scopo di indebolire il suo potere.
Uno degli aspetti più evidenti della profonda crisi delle libertà in Turchia è la repressione contro la libertà di espressione. Migliaia di persone sono incorse in problemi, anche molto gravi, in alcuni casi penali, per aver espresso pubblicamente, nella maggior parte attraverso dei commenti sui social, le loro idee che erano in contrasto con quelle governative. Questa situazione ha portato gradualmente alla scomparsa delle critiche contro il governo dai mezzi di comunicazione, quali tv, radio e stampa. Solo i mezzi di comunicazione online, le cui attività vengono comunque bloccate frequentemente, sono l’unico canale comunicativo che ancora può essere utilizzato per dare voce al dissenso.
Un capitolo a parte meriterebbe la questione relativa ai giornalisti che sono stati arrestati, incarcerati e perseguiti per il solo fatto di svolgere il proprio lavoro. Non si contano i casi di giornalisti che continuano anche oggi a stare nelle prigioni turche in attesa di un regolare processo o di essere liberati.
La situazione è preoccupante anche per ciò che riguarda la libertà di riunione, sono infatti in forte aumento i casi di divieto di riunione, nei casi in cui le persone hanno deciso di manifestare o di riunirsi non osservando i divieti, la polizia ha fatto un uso eccessivo della forza, si ricordi ad esempio la manifestazione delle madri del sabato.
In questo contesto di dilagante violenza e violazione dei diritti umani sono stati segnalati anche gravi episodi di tortura e maltrattamenti, questi soprusi sono stati perpetrati in molti casi dalla polizia che doveva tenere in custodia cittadini accusati di essere conniventi con l’organizzazione Feto. Note anche le notizie relative a pestaggi di massa della polizia su abitanti di alcuni piccoli centri, considerati vicini al PKK.
Queste appena descritte sono solo alcune delle situazioni-limite che caratterizzano la storia recentissima della Turchia. Vista la situazione si è ancora lontani dalla completa osservanza e rispetto dei diritti umani, anzi oggi pare che questa condizione non sia destinata a cambiare nel breve periodo. Il cammino dei diritti umani in Turchia pare essere tortuoso e molto lungo.
Questo articolo è stato pubblicato sul Manifesto Sardo nella rubrica Turchia e dintorni.