La figura di Mustafa Kemal, poi Atatürk, attrae da anni gli storici della storia della Turchia e non solo. Infatti, anche gli ambienti massonici, non sono esenti dal subire il fascino che quest’uomo politico di levatura internazionale è stato capace di trasmettere.
Occupandomi di storia della massoneria in Turchia mi è stata spesso posta la domanda, se Atatürk fosse massone o meno, e quale fosse in generale il rapporto che il padre della Turchia moderna aveva con questa istituzione.
Moltissima bibliografia esistente lo colloca tra i massoni famosi del mondo, e in base a queste letture moltissime persone si fanno l’idea che effettivamente Atatürk fosse massone. In realtà andando a studiare e a comparare la letteratura, si nota che la maggior parte di essi si cita a vicenda, e che nessuna delle loro affermazioni è giustificata da fonti primarie, archivistiche, che possono legittimare le suddette affermazioni.
Storicamente parlando è innegabile che Atatürk sia entrato in contatto con la massoneria, sia durante i suoi anni giovanili, ricordiamo che era nato a Salonicco, città massonica per eccellenza, vista la commistione di comunità straniere che nella maggior parte dei casi avevano al loro interno un gruppo di massoni che lavoravano latomisticamente alle dipendenze delle rispettive Obbedienze nazionali, perché non era ancora possibile costituire un’Obbedienza ottomana (operazione che si farà solo nel 1909).
Alcuni studiosi ventilano l’ipotesi che possa essere stato iniziato durante il periodo della guerra in Tripolitania, o poco dopo durante la guerra balcanica, o in una loggia di Rodi, ma non ci sono prove documentali che confermano queste ipotesi. Quindi per rispondere alla prima domanda posso affermare che a tutt’oggi non ci sono prove che effettivamente Atatürk possa essere stato iniziato alla massoneria, e la stessa Grande Loggia di Turchia, la più importante tra le Obbedienze che operano in Turchia, nega tale affiliazione.
Ma come era il rapporto tra Atatürk e l’istituzione massonica? Egli in un primo periodo era un grande estimatore della massoneria, perché in essa riconosceva i valori, gli ideali e i principi universalistici e umanistici, probabilmente a causa dell’istruzione di tipo occidentale ricevuta in gioventù. Atatürk non dimenticava l’apporto che la massoneria, in particolare quella italiana, aveva dato per la riuscita della rivoluzione turca del 1908, tanto che nel 1925 e nel 1926, partecipando ad alcune riunioni massoniche, come ospite, pronunciò discorsi di apprezzamento per l’operato dell’istituzione. Durante il primo periodo repubblicano molte personalità chiamate a formare il governo erano noti massoni, come il Ministro degli Interni Sükrü Kaya, il Ministro degli Esteri Tevfik Rüstü Aras, il Ministro delle Finanze Hilmi Uran, il Ministro della Sanità Refik Saydam, il futuro Primo Ministro (dal 1947 al 1949) Hasan Saka e numerosi altri esponenti.
Nel 1925 la Grande Loggia di Turchia decise di insignire Atatürk del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato e di nominarlo Presidente Onorario dell’istituzione. Atatürk rifiutò quest’offerta, perché non era convinto della buona condotta della massoneria, infatti, andavano rafforzandosi anche in Turchia posizioni antimassoniche. La massoneria che al suo ingresso nell’Impero era stata considerata alla stregua di una confraternita cristiana, aveva nel corso di circa 100 anni preso piede nella società civile turca, questo aveva creato una situazione ambivalente che vedeva i massoni su posizioni progressiste, filo occidentali e gli anti massoni che invece la consideravano una minaccia, spesso collegata alla minoranza ebraica.
Considerando il crescente nazionalismo su base etnica, che si è sviluppato in Turchia negli anni venti e trenta del novecento, in cui le minoranze e tutto ciò di cui erano portatrici, compresa la massoneria, non erano ben visti dalle istituzioni statali, che invece premevano per una omologazione di tutti gli abitanti della Turchia, al modello turco, da attuarsi anche con la coercizione, per una turchizzazione completa della popolazione.
Sulla scia di questa nuova linea di condotta governativa, che vedeva la preponderanza della presenza statale in ogni ambito della vita comunitaria, nel 1935 Atatürk promulgò una legge che di fatto interruppe le attività di tutte le associazioni, compresa la massoneria. Vorrei ricordare a questo proposito che una legge simile era stata emanata dieci anni prima anche in Italia, per opera del partito fascista. Come nel caso italiano, anche la legge turca non faceva diretto riferimento alla massoneria, che, infatti, non figurava nell’elenco delle associazioni da sopprimere, ma i vertici massonici decisero che era il momento di fermare le attività, e di mettere “in sonno” tutti i fratelli. Da quel momento la massoneria entrò in clandestinità, i suoi lavori ripresero ufficialmente solo nel 1948.
In conclusione possiamo dire che nonostante l’iniziale vicinanza di Atatürk alla massoneria, essa ha subito nei programmi del disegno kemalista la stessa sorte delle altre manifestazioni della socialità turca (come le confraternite sufi), ossia è stata abolita in nome di un più alto interessa statale. Sorprende quindi, che le massonerie internazionali lo annoverino tra i massoni famosi nel mondo, anche perché se si considerano le azioni che Atatürk ha compiuto nella realizzazione dell’ideale kemalista, e ci si riferisce in particolare alle violenze perpetrate ai danni dei dissidenti, si nota immediatamente che non erano improntate alla fratellanza, ideale massonico per eccellenza.
Questo articolo è stato pubblicato sul Manifesto Sardo nella rubrica Turchia e dintorni.