In questo nuovo appuntamento con la rubrica “Turchia e dintorni” cercheremo di approfondire un tema che ha come protagonista una data: il 19 maggio. Ogni anno questo giorno è dedicato alle manifestazioni di giubilo che vengono organizzate in tutta la nazione. Ma che cosa è accaduto di così importante, esattamente nel maggio di cento anni fa?
Accadde un avvenimento che ha dato inizio al sogno, poi in parte realizzato di una nuova Turchia, una nazione progredita e progressista, che nasceva dalle ceneri di un Impero ormai ridotto ai minimi termini a causa della sconfitta derivante dalla Prima Guerra Mondiale. Il 19 maggio 1919 Mustafa Kemal, non era ancora Atatürk, partì da Bandirma in nave verso Samsun, dando così inizio al sogno. Ma che cosa aveva portato quello che è considerato il padre della Turchia moderna ad affrontare questa situazione? Come già scritto l’Impero dopo la guerra era ormai il fantasma di se stesso, le potenze vincitrici si stavano spartendo i suoi territori, o con sfere di influenza e protettorati o accordando richieste indipendentiste di popoli, come i greci, che per secoli erano stati sotto il giogo imperiale ottomano.
Persino la capitale Costantinopoli era in stata suddivisa in zone di influenza straniera (inglesi, francesi e italiani), il governo ottomano ormai non aveva più poteri decisionali. Tutto ciò dopo la firma dell’armistizio di Mudros dell’ottobre 1918, che aveva decretato sia la fine delle ostilità sia quella dell’Impero. Le condizioni erano così dure che il sultano aveva prospettato la sua abdicazione. Ciò non avvenne, ma accaddero tutta una serie di altri importanti avvenimenti: una parte degli leader militari che pure secondo le clausole dell’armistizio avrebbero dovuto smobilitare le truppe in realtà non lo fecero; un gruppo che faceva capo al Comitato unione e progresso, i cui leader politici Enver e Talat anche se si erano rifugiati all’estero per timore di ritorsioni, in particolare legate alla questione del genocidio armeno, furono le menti organizzative di una società segreta che aveva in primis il compito di proteggere gli unionisti da possibili ritorsioni ma anche quello di organizzare un movimento di resistenza all’occupazione delle potenze dell’Intesa.
La maggior parte dei membri di questa organizzazione chiamata Karakol, faceva parte o del Comitato o dell’Intelligence del governo. I membri di questa organizzazione riuscirono ad inviare armi e uomini in Anatolia, in vista della lotta armata. Inoltre in tutta la Turchia vi erano gruppi più o meno organizzati che si preparavano per la resistenza. In generale però l’impero si trovava in una situazione di assoluta prostrazione, l’esercito semi smobilitato, la popolazione inerme e annichilita dallo sforzo bellico pregresso, bisogna infatti considerare che i turchi erano impegnati su vari fronti di guerra fin dal 1911, con la guerra tripolitana.
Malgrado le pessime condizioni economiche e sociali lo sdegno per la sconfitta e soprattutto per la successiva spartizione dei territori che riduceva l’impero a una piccola porzione della sua estensione originaria (solo l’Anatolia) la popolazione rispose con slancio alla chiamata alle armi di quella parte dell’esercito che non riconoscendosi nel governo di Costantinopoli si era organizzata in un movimento nazionalista, che aveva come leader Mustafa Kemal.
La scintilla che fece avviare quella che è conosciuta come guerra di indipendenza turca, fu l’occupazione di Smirne da parte dell’esercito greco, i cui rappresentanti politici, Eleftherios Kyriaku Venizelos in testa, cercavano di ottenere la parte del leone durante le conferenze di pace che si susseguirono dal 1919 al 1920. I greci occuparono la città di Smirne il 15 maggio 1919, con l’appoggio degli inglesi, solo 4 giorni dopo si scatenava la guerra di indipendenza turca. E si scatenava proprio grazie all’azione di Mustafa Kemal che ufficialmente aveva il compito di osservare la situazione della città e della regione in generale, ma che quasi certamente aveva già ideato un piano strategico per opporsi attivamente a quella che anche successivamente fu considerata una vera e propria annessione da parte di una commissione internazionale.
Una volta arrivato nelle vicinanze di Smirne Kemal contattò gli alti comandi militari e cercò di riunire i diversi gruppi o organizzazioni in una sola entità, quella su cui si basava l’intero movimento nazionalista. In breve tempo incontrò i suoi superiori e si stabilì di redigere la Circolare di Amasya, che fu poi inviata a tutte le autorità militari e civili dell’Anatolia e in cui si dichiarava che tutto il paese era in pericolo, che il governo del sultano che si trovava a Costantinopoli non era in grado di difendere la popolazione e le sue stesse istituzioni governative, e in ultimo, ma non per importanza che solo la volontà popolare poteva salvare il paese.
Questa circolare fu solo il primo passo che avrebbe portato alla costruzione della Turchia.
Questo articolo è stato pubblicato sul Manifesto Sardo nella rubrica Turchia e dintorni.